Ovvero nel tempo di un accadimento
Un taccuino e un astuccio con l’occorrente minimo per prendere appunti o fissare un pensiero e via.
Ritratti per lo più di persone care
Per rappresentare una persona faccio appello al mio sentire e alle immagini di lei e con lei intrappolate nella mia memoria.
Conto storie su gusci di terra e di mare
Per trasmettere e condividere emozioni, per accendere l’immaginazione, racconto storie sui gusci di lumache campagnole, sulle superfici dei molluschi che raccolgo sulla spiaggia dopo una mareggiata: vongole, patelle, capesante oppure ostriche scheggiate. Non risparmio neppure i sassi.
Sogni, visioni, storie quasi vere, mai incubi
Dalle pareti di una caverna profondissima, ricoperta da un intrico di radici si staccano le immagini al richiamo di un foglio di carta e di una matita.
“In nova fert animus mutatas dicere formas corpora”
E’ l’estro che mi spinge a narrare di forme mutate in corpi nuovi, dicono i primi versi delle Metamorfosi. Poi Ovidio, rivolgendosi agli dei, prosegue con un auspicio che recita pressappoco così: O Dei, se vostre sono queste trasformazioni, ispirate anche me, “di, coeptis (nam vos mutastis et illas) adspirate meis”.
Alla ricerca dello spirito del luogo
Chiunque oggi può documentare un luogo, fermare un attimo di vita con una immagine sempre a disposizione da mostrare e condividere. Basta porre uno smartphone, una telecamera tra noi e quello che vogliamo guardare e poi schiacciare un pulsante. Ma provare a descrivere con un disegno un luogo come hanno fatto i viaggiatori nel passato quando scendevano in Italia è tutta un’altra cosa.
Il mito di Ade e Persefone
Sulla cima dell’Olimpo, insieme agli altri dei, vivevano Demetra, dea delle messi e la sua amatissima figlia di nome Persefone. Un giorno, mentre coglieva dei fiori insieme alle sue ninfe, Persefone si allontanò dal gruppo per cogliere un narciso. All'improvviso, la terra si aprì e dal profondo degli abissi apparve Ade, dio degli inferi e signore dei morti. E la rapì! Da troppo tempo era innamorato di lei. Inutile descrivere la rabbia e l'angoscia di Demetra. Abbandonò la casa degli dei. La cercò disperatamente per mari e monti. La terra inaridiva, gli esseri umani pativano la fame ……..
cose di questo e dell'altro mondo
Oggetti in forma di libro, libri travestiti da oggetti, storie improbabili scritte su pagine di latta, teatrini che stanno nel palmo di una mano, dialoghi tra una lumaca e un foglio di carta, tra un foglio di carta e un poeta, tra un poeta e una margherita
Creature inanimate
gli oggetti li trovo, anzi sono loro a cercarmi
Nel cesto della verdura al supermercato sta lo zenzero. Lo porto a casa. Mi manca il coraggio di affettare quella pelle setosa e ricamata. Ogni giorno che passa lo vedo avvizzire.
Lasciati i succhi nella trippa fumante preparata da Enrica,“Ginugin, il ginocchio di bue, è diventato un cuore che ho stretto nello spago da cucina. Esausto lo zenzero gli si appoggia contro.
Regale cranio decollato e verminoso è la radice del sedano rapa. Messo in tutta fretta nel carrello della spesa si consuma inutilmente sul tavolo del soggiorno accanto alla testa in terra cotta di mio figlio.
Basta una mareggiata per incontrare sulla riva del mio piccolo mare un frammento insabbiato di corteccia d’albero, con due occhietti spalancati e rametti contorti pronti ad abbracciare chicchessia. A casa lo aspetta lo zenzero.
Sfuggito alla fame di qualche cetaceo questo foglio di plastica, trasformato dalle tempeste in una splendida treccia di fata, non si lascia portar via da me.
Se la incontri sotto la forma di alghe arruffate, della morte è meglio non parlare.
Lasciati i succhi nella trippa fumante preparata da Enrica,“Ginugin, il ginocchio di bue, è diventato un cuore che ho stretto nello spago da cucina. Esausto lo zenzero gli si appoggia contro.
Regale cranio decollato e verminoso è la radice del sedano rapa. Messo in tutta fretta nel carrello della spesa si consuma inutilmente sul tavolo del soggiorno accanto alla testa in terra cotta di mio figlio.
Basta una mareggiata per incontrare sulla riva del mio piccolo mare un frammento insabbiato di corteccia d’albero, con due occhietti spalancati e rametti contorti pronti ad abbracciare chicchessia. A casa lo aspetta lo zenzero.
Sfuggito alla fame di qualche cetaceo questo foglio di plastica, trasformato dalle tempeste in una splendida treccia di fata, non si lascia portar via da me.
Se la incontri sotto la forma di alghe arruffate, della morte è meglio non parlare.
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